martedì 16 aprile 2013

Un'estate al mare - 2

Chi ci mette la macchina guida, va da sé. Ovvero Golfista  e Crocerossino. Solo che se il primo aveva un comodissimo Touran, il secondo si portava appresso una Opel sportiva, cioè tutto il contrario della comodità. “Così posso fare colpo sulle pollastrelle, non voglio mica farmi beccare impreparato” si è giustificato l’impunito. Peccato che a chi toccò la somma sfortuna di viaggiare con lui si cuccò sedili sintetici in finta pelle e per di più obliqui (dopo 20 minuti di viaggio avevo già le chiappe umide e le gambe lucide), casse stereo ad altezza orecchio (all’arrivo sono sceso con l’orecchio ingigantito al 1000x1000 e il ciuffo pettinato a presa di corrente) e spazio inesistente per le gambe (viaggiando dietro insieme a Colombo e Colomba che, come se non bastasse hanno tubato per tutto il tempo, ho avuto le ginocchia piantate in gola).

Entrambi dotati di pratico e utilissimo TomTom ci siamo affidati a loro. La piatta e monotona Pianura Padana si apriva già ai nostri occhi quando il navigatore decide che no, per arrivare in Toscana non è il caso di farsi l’Appennino, per ciò niente Modena, ma svicoliamo per Pavia. Esci di lì, metti la freccia a sinistra, su per un raccordo, giù per un tornante filavamo verso la Liguria. “Ma poi imbocchiamo l’Aurelia e risolviamo tutto, è solo per evitare un po’ di coda” ha esordito il Crocerossino. Un occhio mi ballava la samba.

Difatti sull’Appennino ci siamo finiti lo stesso e ci siamo fatti pure una coda. I due autisti però, presi dalla fregola, si sono spazientiti e alla prima uscita abbiamo lasciato l’autostrada. “Facciamo un pezzo di strada normale e poi rientriamo, così ci evitiamo di andare avanti a passo d’uomo” hanno stabilito strizzandosi l’occhio i due furboni. Ci siamo persi in un bosco sperduto sulla montagna. Intorno a noi solo le fresche frasche. “Mi sa che abbiam sbagliato qualcosa…” Ma va?? Siamo tornati indietro, abbiamo girato a sinistra, poi a destra, all’incrocio dritto. Morale: siamo approdati in una strada laterale di un paesetto arroccato sull’Appennino, talmente minuscolo da non figurare nemmeno sul TomTom. Che si fa? “Eh niente, rientriamo in autostrada dove capita e da li andiamo avanti e basta”. Il gioco dell’oca per automobilisti della domenica: avanza di tre caselle, stai fermo per un turno, indietreggia di due, tira di nuovo il dado!

Ripresa l’autostrada ecco che capitiamo sulla nuova casella: il Touran sta per restare a secco di metano, indicaci caro TomTom dov’è il distributore di metano più vicino. La Spezia. “Ma uno più vicino no?” ho chiesto, forte della mia beata ignoranza. “Se il TomTom dice che è a La Spezia, andiamo a La Spezia”. E a La Spezia siamo andati. Era l’una del pomeriggio. 30 gradi all’ombra, stomaco vuoto, bocca riarsa, budella disidratate. Lasciatemi morire qui! Come un miraggio nel deserto ecco apparire un paninaro in un parcheggio abbrustolito dal sole!! Miracolo dei miracoli. Assalto alla diligenza!

Ritemprate le stanche membra ci siamo rimessi in viaggio. Io più che il mare o la spiaggia sognavo la doccia del bungalow perché ero in uno stato pietoso (e vi risparmio i dettagli). Scendi scendi scendi lungo l’Aurelia tocchiamo Carrara (e le montagne di marmo oramai sventrate), Pisa (si, quella colonnina bianca è proprio la torre pendente), Livorno, Rosignano. Finalmente, a noi pellegrini assetati nel deserto, apparì a scritte di fuoco ondulanti nell’afa estiva il cartello CECINA SUD. Mi sono commosso come gli ebrei all’ingresso nella terra promessa. Era fatta, eravamo arrivati. Non ci potevo credere. Non ho potuto piangere perché dovevo tenermi da conto la poca acqua interna rimasta (e ne avevo ben donde). Erano le 4 del pomeriggio.

Scaricate le valigie, parcheggiate le carrozze, toccava la suddivisione dei letti. Chi si accaparra la camera matrimoniale e chi i letti a castello?! Soprattutto tenendo presente che…

Continua…

NdA: causa assenza giustificata il Projekt Dresden e Filippo vanno in ferie una settimana (giorno più giorno meno). Al ritorno ricchi premi e cotillons!

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