Avvertenza: questo è un post vagamente acidulo, per non dire dissacratorio. Assicuratevi che i vostri livelli di insulina reggano al contraccolpo. Non vorrei avere nessuno sulla coscienza.
Assioma: la Germania è la terra della praticità, l’Italia dell’estetica.
I tedeschi sono gente pratica, non badano all’estetica, alla forma. Se mai in un secondo tempo, prima però la praticità, la funzionalità. Noi invece prima vogliamo che la roba sia bella, poi se ha qualche difettuccio o, peggio, è una baracca, ci consoliamo dicendo che è bella e morta lì. Il teutonico invece polemizzerebbe peggio che a una tribuna politica: bello o no deve funzionare. Altrimenti so’ cazzi. E questa mentalità ha applicazioni sistematiche in tutti i campi del vivere civile. Le ciabattine da spiaggia sono orribili? Si. Però pratiche. Alcuni casermoni in vetro e acciaio sono osceni? Indubbiamente. Ma pratici. Certi vestitini sono inguardabili? Assolutamente. Tuttavia pratici. Noi invece preferiamo soffrire. Anche se soffriamo per un valore più alto: la bellezza. Croce e delizia dell’italico popolo. Toglietecela e ci avrete già ferito a morte. Anche se fanno 40 gradi noi dobbiamo uscire di casa vestiti in una certa maniera perché se no non siam contenti. Che un po’ ci tiriamo per noi stessi e un po’ anche per essere ammirati, via!
Vogliamo fare esempi pratici (aridaje)? Parliamo di libri. Qua i tascabili vanno per la maggiore. Piccoli, cartacei, che si infilano in qualsiasi borsa, trasportabili, a portata. E tutti comprano. Tutti leggono. A prezzi modici e contenuti. Le copertine forse non sono ammiccanti come le nostre, ma quello che conta è il contenuto, la storia. I cugini bavari non stanno li ad argomentare se è bello o brutto. È interessante? Apri il portafogli e tanti saluti. Da noi i libri sono grossi, cartonati, per niente maneggevoli e le edizioni tascabili ci fanno un po’ storcere il naso. Meglio pagare qualcosina in più, ma avere l’edizione rilegata con la sovracopertina plastificata dal titolo in oro. Sullo scaffale fa più impressione. Ancora meglio poi se è l’edizione extralarge, da l’idea che siamo gente impegnata che legge tomi da 800 pagine. Perché ci teniamo alla cultura, noi.
Qui i tram, le metro e gli autobus magari non saranno un prodigio dell’estetica, ma di posti, a sedere e in piedi, ce ne sono finché si è stufi. Raramente qualcuno qua resta giù perché non riesce a entrare anche pigiando o spingendo come durante una partita di rugby. Nel mio angolo di mondo natio invece hanno soppresso i cari vecchi autobus arancioni. La motivazione ufficiale: inquinavano troppo. Ok, falli mettere a norma e pari patta. No. Hanno introdotto i nuovi bus a metano che sono lenti da morire, posto ce n’è meno di prima, due fermate e il bus già implode. E tralasciamo le enormi somme spese per introdurre queste meraviglie della scienza e della tecnica. In compenso sono esteticamente gradevoli. Io trovavo belli anche i vecchi bus arancioni. Erano spaziosi e maneggevoli anche se privi di aria condizionata. Eh bhe, mica si può avere tutto dalla vita.
Ed ora un esempio spinoso. Un esempio sociale. Uno studio antropologico. I tedeschi sono pratici anche in campo matrimoniale. Da quello che ho potuto osservare qui non si acquista niente a scatola chiusa, nemmeno il compagno di tutta una vita. Prima di sposarsi qua vanno a convivere. Magari ci scappa pure il figlio. Insomma prima di mettersi l’abito bianco e il frack qui si usa fare un giro di prova sulla giostra matrimoniale. Un anno. Due anni. Anche tre o quindici. Prima ci si rende conto che si, lei/lui sono persone cazzute con cui si possono superare tutte le avversità di questo mondo e di quell'altro. Quindi ci si sposa. Si segue tutto il protocollo del perfetto matrimonio alla William&Kate, ma almeno si è sicuri di aver fatto un investimento sicuro a lunga scadenza. Da noi il contrario. Per quanto ci professiamo “moderni”, aperti e tolleranti la convivenza è ancora vista come una scappatoia. Una sorta di matrimonio ufficioso con un'uscita di sicurezza da cui infilarsela quando il gioco si fa duro. Ci puzza un po’ dai. Ci sa da gente che non vuole impegnarsi, di bamboccioni che non sono ancora pronti a mettere lacrime e sudore in un progetto di vita finché morte non ci separi. D’altronde non è mica come una volta che dall’oggi al domani si passava da fidanzati a maritati e tempo due ore dal rinfresco ti rendevi conto che la tua principessa in realtà beve come una figlia della steppa. Al giorno d’oggi si va in vacanza insieme, si trascorre qualche romantico week-end in una spa, ci si conosce intimamente mooooooolto più intimamente che mai. Qualche anteprima si ha. Per lo meno si sa che lei non è frigida e lui impotente. Bon. Tanto basta. Sposiamoci. Il resto verrà da sé. Ecco allora la pompa magna, l’organo, le bomboniere, i completini alla Barbie e Ken e tutti che brindano al funerale dei tuoi giorni da scapolo. Finalmente anche tu hai messo la testa a posto. Ti sei sistemato. Un anno dopo il miele si è trasformato in fiele e ogni volta che si entra dalla porta di casa si saluta il secondino all’ingresso. Però la cerimonia è stata così bella. Le foto poi. Sublimi.
giovedì 26 luglio 2012
domenica 15 luglio 2012
Qui mi si prende per u culo
Non ho forse appena detto che amo la città? Ecco non dovevo dirlo troppo presto. Perché la sfiga non aspettava che il momento giusto per colpire. Quando tutto sembrava sorridere è arrivata lei, la Vermieterin, che d’ora in poi ribattezzo Cornacchia visto che ogni volta che mi viene in casa non mena altro che sfiga.
Ma prima un breve stacchetto musicale per darvi un'idea di com'era il mio umore prima della visita dell'Innominata:
Ecco. Un paio di settimane fa mi ha suonato (cattivo segno) e per la prima volta ha aspettato che fossi io ad aprire la porta, senza usare le sue chiavi. E già da li me la sono intagliata che qualcosa non andava. C’è del marcio in Danimarca. Entra in casa contando i passi, si guarda attorno pensierosa e mi fissa. Ha gli occhi dei cani bastonati, dei bastardini abbandonati sulla tangenziale. È lo sguardo da stronza patentata che mi refila quando mi notifica l’arrivo di un ospite. Chi sarebbe stato stavolta?! Chiede come sto, come non sto, come va la ricerca del lavoro, se ogni tanto esco ad aerare il cervello. E a questo punto io ormai odoravo puzzo da arrosto carbonizzato. La carineria con lei è sempre una trappola. Non aspettava altro che il momento giusto per infilarmelo in quel posto. E infatti.
“Quanto pensi di restare ancora a Monaco?”
“Eh bhe ancora un altro po’. Devo ancora trovarmi un lavoro. Resto finché non l’ho trovato.”
“Ah perché sai…ecco…in autunno, also, da metà settembre noi vorremmo rinnovare l’appartamento. Buttare via alcuni mobili, prenderne di nuovi, dare una tinteggiata…”
…mmmmmh che noia tutti sti bla bla! Certo che il prezzo psicologico per occupare solo una stanza, la cucina e il bagno è davvero esoso. Massì fate quello che vi pare basta che non mi tocchiate il letto e a posto. Dimmi il giorno in cui devo stare fuori dai maroni e bon, chiusa li.
“…e poi la diamo in mano ad un’agenzia che si occupa di affitti a breve termine. 3 massimo 6 mesi. Vorremmo ricavare qualcosina in più da questa casa, visto quello che ci costa. Quindi da metà settembre dovremmo cominciare i lavori di renovierung, stando ai nostri progetti. Se per allora ti fossi sistemato da un'altra parte o avessi trovato un lavoro sarebbe meglio. Per entrambi.”
... @.@ ma che mi stai sfrattando????? Dopo tutto quello che vi sopporto mi sfratti pure??? Brutta vecchia megera #*@ç&$£+]/(^ Prima mi dici oh resta pure fino a febbraio che non c’è fretta. E ora ti è venuta la febbre dell’oro e vuoi mettere l’appartamento a frutto??? Ma vaffanc……uore. Quel tuo sguardo da cane randagio sai dove te lo puoi mettere?! Io si, perché è li che te lo vorrei infilare con tanto amore. Maledetta, maledetta e ancora maledetta!!!!!!!!!!!
“Ah certo capisco. Bhe in tal caso vedo cosa riesco a fare. D’altronde il lavoro non cresce sugli alberi. Se trovo qualcosa ve lo dico e vi dico anche quando libero l’appartamento. Nella peggiore delle ipotesi a metà settembre ve lo libero e…tornerò in Italia. Che altro potrei fare ehehehehe.”
“Grazie per la tua disponibilità. Allora ci aggiorniamo. Buona giornata.”
…buona giornata un ca**o!! Prima l’appartamento stava qua a prendere polvere, poi l’ho preso io ed è cominciato il gioco di ruolo dell’ostello e ora volete ricavarne qualcosa? E quelli che vi ho dato finora cos’erano? Tessere del Monopoly? Sacchetti di euro di cioccolata? Fortuna che ho un forte autocontrollo altrimenti niente mi avrebbe fermato dal vomitarle addosso tutto il mio sdegno in italiano e cavarmi lo sfizio di sbatterla fuori dalla porta a scarpate.
Quindi ora sono disoccupato e sotto sfratto. Un quadretto rassicurante no? Se non trovo un lavoro non posso trovarmi un'altra casa e senza casa a settembre mi tocca chiudere baracca e burattini e tornare a Verona. Queste le opzioni, voi ne vedete altre? Certo oh che sono proprio agro di tutta questa precarietà immobiliare. Ma a chi mai avrò pestato i piedi nella mia vita precedente???
Ora mi prendo il tempo necessario per decidere sul da farsi e valutare la questione a mente fredda. Ma pur in tutta questa giostra di imprevisti-scatena-infarti che mi obnubila il cervello non posso fare a meno di chiedermi se in realtà non debba vedere questa situation come un’opportunità. Un’opportunità per scrollarmi di dosso la C-Familie al gran completo e avere la mia indiscussa privacy. Anche se al momento mi verrebbe da prenderli a sberle, così, perchè ci sta. E non so perché ma nella testa mi rimbombano quelle belle parole ascoltate chissà dove:
Ma prima un breve stacchetto musicale per darvi un'idea di com'era il mio umore prima della visita dell'Innominata:
Ecco. Un paio di settimane fa mi ha suonato (cattivo segno) e per la prima volta ha aspettato che fossi io ad aprire la porta, senza usare le sue chiavi. E già da li me la sono intagliata che qualcosa non andava. C’è del marcio in Danimarca. Entra in casa contando i passi, si guarda attorno pensierosa e mi fissa. Ha gli occhi dei cani bastonati, dei bastardini abbandonati sulla tangenziale. È lo sguardo da stronza patentata che mi refila quando mi notifica l’arrivo di un ospite. Chi sarebbe stato stavolta?! Chiede come sto, come non sto, come va la ricerca del lavoro, se ogni tanto esco ad aerare il cervello. E a questo punto io ormai odoravo puzzo da arrosto carbonizzato. La carineria con lei è sempre una trappola. Non aspettava altro che il momento giusto per infilarmelo in quel posto. E infatti.
“Quanto pensi di restare ancora a Monaco?”
“Eh bhe ancora un altro po’. Devo ancora trovarmi un lavoro. Resto finché non l’ho trovato.”
“Ah perché sai…ecco…in autunno, also, da metà settembre noi vorremmo rinnovare l’appartamento. Buttare via alcuni mobili, prenderne di nuovi, dare una tinteggiata…”
…mmmmmh che noia tutti sti bla bla! Certo che il prezzo psicologico per occupare solo una stanza, la cucina e il bagno è davvero esoso. Massì fate quello che vi pare basta che non mi tocchiate il letto e a posto. Dimmi il giorno in cui devo stare fuori dai maroni e bon, chiusa li.
“…e poi la diamo in mano ad un’agenzia che si occupa di affitti a breve termine. 3 massimo 6 mesi. Vorremmo ricavare qualcosina in più da questa casa, visto quello che ci costa. Quindi da metà settembre dovremmo cominciare i lavori di renovierung, stando ai nostri progetti. Se per allora ti fossi sistemato da un'altra parte o avessi trovato un lavoro sarebbe meglio. Per entrambi.”
... @.@ ma che mi stai sfrattando????? Dopo tutto quello che vi sopporto mi sfratti pure??? Brutta vecchia megera #*@ç&$£+]/(^ Prima mi dici oh resta pure fino a febbraio che non c’è fretta. E ora ti è venuta la febbre dell’oro e vuoi mettere l’appartamento a frutto??? Ma vaffanc……uore. Quel tuo sguardo da cane randagio sai dove te lo puoi mettere?! Io si, perché è li che te lo vorrei infilare con tanto amore. Maledetta, maledetta e ancora maledetta!!!!!!!!!!!
“Ah certo capisco. Bhe in tal caso vedo cosa riesco a fare. D’altronde il lavoro non cresce sugli alberi. Se trovo qualcosa ve lo dico e vi dico anche quando libero l’appartamento. Nella peggiore delle ipotesi a metà settembre ve lo libero e…tornerò in Italia. Che altro potrei fare ehehehehe.”
“Grazie per la tua disponibilità. Allora ci aggiorniamo. Buona giornata.”
…buona giornata un ca**o!! Prima l’appartamento stava qua a prendere polvere, poi l’ho preso io ed è cominciato il gioco di ruolo dell’ostello e ora volete ricavarne qualcosa? E quelli che vi ho dato finora cos’erano? Tessere del Monopoly? Sacchetti di euro di cioccolata? Fortuna che ho un forte autocontrollo altrimenti niente mi avrebbe fermato dal vomitarle addosso tutto il mio sdegno in italiano e cavarmi lo sfizio di sbatterla fuori dalla porta a scarpate.
Quindi ora sono disoccupato e sotto sfratto. Un quadretto rassicurante no? Se non trovo un lavoro non posso trovarmi un'altra casa e senza casa a settembre mi tocca chiudere baracca e burattini e tornare a Verona. Queste le opzioni, voi ne vedete altre? Certo oh che sono proprio agro di tutta questa precarietà immobiliare. Ma a chi mai avrò pestato i piedi nella mia vita precedente???
Ora mi prendo il tempo necessario per decidere sul da farsi e valutare la questione a mente fredda. Ma pur in tutta questa giostra di imprevisti-scatena-infarti che mi obnubila il cervello non posso fare a meno di chiedermi se in realtà non debba vedere questa situation come un’opportunità. Un’opportunità per scrollarmi di dosso la C-Familie al gran completo e avere la mia indiscussa privacy. Anche se al momento mi verrebbe da prenderli a sberle, così, perchè ci sta. E non so perché ma nella testa mi rimbombano quelle belle parole ascoltate chissà dove:
Il dono che ci attende è la crescita, il cambiamento, la possibilità che qualcosa di buono nasca dal dolore.
E quando arriva una crisi, quando il nostro mondo si capovolge, quando abbiamo paura… Avremo la forza, la saggezza per accettare il dono che ci viene offerto e accoglierlo a braccia aperte?
lunedì 2 luglio 2012
E con questo fanno...
...100! 100 TorquiPost, 100 scuse per parlare a vanvera, 100 monologhi balenghi.
Oddio, se vogliamo contare anche i passati interventi su Splinder che non sono riuscito a importare su Wordpress, mi sa che il vero post numero 100 lo abbiamo passato da un po’, ma non formalizziamoci troppo per queste quisquiglie. Vi pare? Guardiamo invece alla strada fatta, al cammino percorso finora.
Qui lo dico e qui lo nego: all’inizio non sapevo di che scrivere. Scrivere di sé mi è sempre sembrata una cosa piuttosto narcisista. Quei blog-elenco-della-spesa in cui Panco Pinco e Pinco Panco scrivono della loro giornata minuto per minuto li ho sempre trovati parecchio insulsi. Se hai voglia di farti un diario compralo in cartoleria e nascondilo sotto il materasso, ma non metterlo in rete. A qualcuno certo importerà della ceretta o degli etti di prosciutto comprati alla Coop, ma a me no di certo. Quindi, in attesa di idee migliori, ho cominciato condividendo l’estenuante settimana di cattività francofortese. Da li, non so come, è stato tutto un tragitto in discesa. E di strada ne è stata fatta davvero tanta. La sbronza postlaurea, il primo periodo di disoccupazione, il concorso, la vittoria della borsa di studio, il trasferimento a Monaco, il problema casa, sei mesi di tirocinio, le paturnie da tedescoapprendente, il breve ritorno a casa e ora la seconda disoccupazione pre-lavoro in terra bavara. Sfiancante solo farne un elenco. Un anno di svolta, un nuovo inizio e una nuova vita riassunti in 100 post. Si corre il rischio di diventare sentimentali…Ok dai osserviamo un minuto di silenzio così per sport. Fatto?
Ogni tanto quando scrivo un post, leggo i commenti o nuove idee bussano alla porta, sento zampillare l’euforia (o l’adrenalina, fate voi) nello stomaco. E mi ritrovo a pensare che aprire questo blog è stata una delle trovate più sagge della mia tenere esistenza. Perché per me questo blog è inesauribile fonte di soddisfazione. Di ispirazione. Di scambio. Di dialogo. Ha aperto finestre su di me e porte sul mondo. Su altri mondi. Vicini e lontani. E li ha uniti. Leggo di altri italiani che vivono ad Amburgo, Düsseldorf, Zurigo, Stoccarda, Londra e nel momento in cui li commento o loro commentano me, siamo vicini. Solidali. E non importa più che uno sia della Brianza e l’altro di Casal di Principe. Siamo italiani all’estero. Napoletani o torinesi, siamo italiani. E certe cose non cambiano, che uno sia nato nel tacco o nella cresta dello Stivale. Così come mi emoziono quando scopro di essere letto da italiani ex-espatriati che attraverso me ritrovano un po’ di quella atmosfera esotica che hanno vissuto.
Tagliando corto con le manfrinate e le melensaggini, il mio post numero 100 è perciò dedicato A VOI LETTORI, vicini e lontani, che con i vostri commenti, le vostre dritte o suggerimenti fate crescere questo blog e me. Perché questo blog lo scriverò anche io, ma senza di voi sarebbe più insipido di molti altri. Sono i vostri commenti che lo alimentano. Con il centesimo post del Projekt Dresden voglio dirvi GRAZIE DI CUORE. Grazie a quei fedeli lettori che fanno sentire la loro voce anche nei post meno brillanti, grazie a quei lettori silenziosi che leggono, ma non commentano, grazie ai futuri lettori che capiteranno sul P. Dresden e vorranno farne parte. Grazie a tutti quanti. E siccome questo post è per voi, desidero che anche i commenti lo siano. Quindi, se potete, stavolta invece di commentare me, commentate voi. Cosa vi piace o non vi piace del P. Dresden? Cosa secondo voi andrebbe cambiato o migliorato? C’è qualcosa di cui secondo voi dovrei parlare più diffusamente? Oppure se avete curiosità sul sottoscritto da chiedere o osservazioni da fare, questo è il momento giusto! Non siate timidi e fatevi avanti. Infilate la scheda di valutazione nell’apposita scatola dei commenti qua sotto ^^
Ihre Meinung ist uns wichtig. La vostra opinione è importante!
Oddio, se vogliamo contare anche i passati interventi su Splinder che non sono riuscito a importare su Wordpress, mi sa che il vero post numero 100 lo abbiamo passato da un po’, ma non formalizziamoci troppo per queste quisquiglie. Vi pare? Guardiamo invece alla strada fatta, al cammino percorso finora.
Qui lo dico e qui lo nego: all’inizio non sapevo di che scrivere. Scrivere di sé mi è sempre sembrata una cosa piuttosto narcisista. Quei blog-elenco-della-spesa in cui Panco Pinco e Pinco Panco scrivono della loro giornata minuto per minuto li ho sempre trovati parecchio insulsi. Se hai voglia di farti un diario compralo in cartoleria e nascondilo sotto il materasso, ma non metterlo in rete. A qualcuno certo importerà della ceretta o degli etti di prosciutto comprati alla Coop, ma a me no di certo. Quindi, in attesa di idee migliori, ho cominciato condividendo l’estenuante settimana di cattività francofortese. Da li, non so come, è stato tutto un tragitto in discesa. E di strada ne è stata fatta davvero tanta. La sbronza postlaurea, il primo periodo di disoccupazione, il concorso, la vittoria della borsa di studio, il trasferimento a Monaco, il problema casa, sei mesi di tirocinio, le paturnie da tedescoapprendente, il breve ritorno a casa e ora la seconda disoccupazione pre-lavoro in terra bavara. Sfiancante solo farne un elenco. Un anno di svolta, un nuovo inizio e una nuova vita riassunti in 100 post. Si corre il rischio di diventare sentimentali…Ok dai osserviamo un minuto di silenzio così per sport. Fatto?
Ogni tanto quando scrivo un post, leggo i commenti o nuove idee bussano alla porta, sento zampillare l’euforia (o l’adrenalina, fate voi) nello stomaco. E mi ritrovo a pensare che aprire questo blog è stata una delle trovate più sagge della mia tenere esistenza. Perché per me questo blog è inesauribile fonte di soddisfazione. Di ispirazione. Di scambio. Di dialogo. Ha aperto finestre su di me e porte sul mondo. Su altri mondi. Vicini e lontani. E li ha uniti. Leggo di altri italiani che vivono ad Amburgo, Düsseldorf, Zurigo, Stoccarda, Londra e nel momento in cui li commento o loro commentano me, siamo vicini. Solidali. E non importa più che uno sia della Brianza e l’altro di Casal di Principe. Siamo italiani all’estero. Napoletani o torinesi, siamo italiani. E certe cose non cambiano, che uno sia nato nel tacco o nella cresta dello Stivale. Così come mi emoziono quando scopro di essere letto da italiani ex-espatriati che attraverso me ritrovano un po’ di quella atmosfera esotica che hanno vissuto.
Tagliando corto con le manfrinate e le melensaggini, il mio post numero 100 è perciò dedicato A VOI LETTORI, vicini e lontani, che con i vostri commenti, le vostre dritte o suggerimenti fate crescere questo blog e me. Perché questo blog lo scriverò anche io, ma senza di voi sarebbe più insipido di molti altri. Sono i vostri commenti che lo alimentano. Con il centesimo post del Projekt Dresden voglio dirvi GRAZIE DI CUORE. Grazie a quei fedeli lettori che fanno sentire la loro voce anche nei post meno brillanti, grazie a quei lettori silenziosi che leggono, ma non commentano, grazie ai futuri lettori che capiteranno sul P. Dresden e vorranno farne parte. Grazie a tutti quanti. E siccome questo post è per voi, desidero che anche i commenti lo siano. Quindi, se potete, stavolta invece di commentare me, commentate voi. Cosa vi piace o non vi piace del P. Dresden? Cosa secondo voi andrebbe cambiato o migliorato? C’è qualcosa di cui secondo voi dovrei parlare più diffusamente? Oppure se avete curiosità sul sottoscritto da chiedere o osservazioni da fare, questo è il momento giusto! Non siate timidi e fatevi avanti. Infilate la scheda di valutazione nell’apposita scatola dei commenti qua sotto ^^
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