giovedì 14 giugno 2012

Imparare tedesco è...

…è leggere un annuncio di lavoro riuscendo a capire cosa c’è scritto senza farsi venire il mal di testa.

…è riuscire a scrivere una Bewerbung decente con la percentuale minima di errori (il massimo sarebbe non farne, ma se l’impossibile mi riesce a tempo di record, per i miracoli necessito di tempo), tenendo ben presente che una Signora Bewerbung è composta da: lettera di presentazione, bella foto a 42 carati, curriculum e, nel mio caso, anche dalla traduzione dei diplomi. Sto già male…

…è comprendere che anche se hanno in comune il segmento buch, libro, tra buchhaltung, contabilità, e buchhandlung, vendita di libri all’ingrosso, ci scorre in mezzo il Danubio!

…è anche mettersi l’anima in pace che trovare una giusta casistica lavorativa e chiamarla con come e cognome è un casino. Non si capisce mai dove cominci il ruolo del Lektor e quello del Geschäftsführer

…è riuscire a capire il tedesco burocratico in cui le mail di ringraziamento vengono scritte. Perché qui si scomodano anche a scriverti “si, abbiamo ricevuto il tuo fascio di carte, grazie per avercele mandate, dacci il tempo di valutarle e poi ci risentiamo”.

…è arrivare alla tragica conclusione che il tuo titolo di studio in Tedescolandia vale quanto una scuola serale. E ti viene da pensare che forse andare a fare Informatica o Architettura non era proprio un’idea cosi peregrina.

…è prendere coscienza che in questa landa bavara economia, ingegneria, giurisprudenza e marketing sono ultra quotati. Tanto che corri il rischio di essere sequestrato per strada. I lavori “di letteratura” invece a quanto pare non se li fila nessuno. Difatti i negozi alla Hugendubel sono gestiti dagli elfi.

…è riuscire a stare al passo con l’impiegato-mitraglia-informazioni dell’Arbeitsamt (ufficio di collocamento) che spiega, in quest’ordine, cosa siano la Krankenkasse (assicurazione sanitaria), la Sozialversicherung (l’equivalente tedesco dell’Inps), l’assegno der Arbeitlosigkeit (l’assegno di disoccupazione) e mille mille altri cavilli burocratici che mi sono perso per strada.

…è realizzare che se mai riuscirai ad avere gli Swarovsky là in basso per sostenere un colloquio in questa lingua impossibile e contorta, allora puoi tutto. E ti puoi rilassare. Se ti assumono hai già fatto metà del lavoro!

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